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Tribunale di Foggia: per i malati di Alzheimer la Rsa deve essere gratis

Pubblicato in Rassegna Stampa Domenica, 20 Settembre 2020 00:00

IL SOLE 24 ORE - Impossibile per malattie così gravi distinguere le prestazioni sanitarie (a carico dello Stato) da quelle assistenziali (a carico dei familiari del degente)

di Annarita D'Ambrosio

 

Le stime più recenti a livello internazionale indicano che nel mondo vi sono circa 35,6 milioni di persone affette da demenza, con 7,7 milioni di nuovi casi ogni anno e un nuovo caso di demenza diagnosticato ogni 4 secondi. Il numero di persone con demenza, e principalmente malati di Alzheimer, dovrebbe triplicare nei prossimi 40 anni.

In Italia circa 1 milione di persone, secondo dati del ministro della Salute, sono affette da demenza e circa 3 milioni sono direttamente o indirettamente coinvolte nell'assistenza dei loro cari. Per questo è importante l'ultima pronuncia in ordine di tempo che arriva dal Tribunale di Foggia, diffusa nella Giornata Mondiale dei malati di Alzheimer.

La pronuncia 11537/ 2020 riguarda la natura delle prestazioni rese ai malati, natura che incide sulla corresponsione delle rette alle Rsa che ospitano il paziente: le spese sanitarie sono a carico del Servizio sanitario nazionale (Dpcm 14 febbraio 2001) quelle assistenziali a carico dei familiari. Incontro a questi ultimi è arrivata però la pronuncia della Cassazione 4558/2012 precisando che per l'Alzheimer non è possibile distinguere tra prestazioni socio-assistenziali e sanitarie (e di conseguenza tutti i costi sono totalmente a carico dello Stato).

Viene però tuttora richiesto alle famiglie dei malati di compartecipare alla retta per il soggiorno dei pazienti in Rsa. Al Tribunale di foggia si era rivolto pertanto il figlio di un anziano che dopo aver pagato per anni la retta, aveva consultato l'associazione Konsumer e sospeso il pagamento. La Rsa gli aveva inviato decreto ingiuntivo con richiesta di oltre 5mila euro, contro il quale il figlio del malato di Alzheimer, seguito dall'avvocato Giovanni Franchi, aveva chiesto revoca al Tribunale.

Sentenza emessa in favore del figlio del paziente, quale amministratore di sostegno del padre. «Non può, infatti, porsi in dubbio che le cure prestate alle persone affette da Alzheimer e demenza grave, comportino la preminenza dei fattori produttivi sanitari rispetto a quelli meramente assistenziali» si legge nella pronuncia che motiva la decisione con il fatto che «la mancanza di un continuo e assiduo monitoraggio sanitario metterebbe a rischio le condizioni di vita e di sopravvivenza del paziente».

Dunque nessuna retta è dovuta dai familiari. «Il riconoscimento dei malati di Alzheimer come degenti ad alta integrazione sanitaria costituisce un dictum importante anche ai fini della richiesta di rimborsi» ci ha precisato l'avvocato Franchi, giusconsumerista già occupatosi di vicende relative proprio alla tutela dei familiari dei malati di Alzheimer.« La recente sentenza di Foggia – ci ha chiarito – si uniforma a quelle della Corte d'Appello di Milano del 17 maggio 2019, come pure a quella (da lui stesso ottenuta) di Monza (la numero 617/2017), per le quali, quando vi sia stretta correlazione tra prestazioni assistenziali e sanitarie, anche le prime sono a carico del Servizio Sanitario e non possono, invece, essere fatte pagare ai malati e ai loro parenti».

La Federazione Alzheimer Italia plaude all'ennesima pronuncia che va nella direzione della tutela dei malati ed incontro alle richieste delle famiglie. Ricorda anche l'azione collettiva Alzheimer-Rsa dell'associazione Avvocato del cittadino, di Roma, forte della sentenza 14180/2016 del Tribunale di Roma con la quale la Regione Lazio è stata condannata a restituire ad una socia oltre 13 mila euro, ossia la somma (più gli interessi) versata ad una Residenza sanitaria assistenziale per il soggiorno del padre malato di Alzheimer

 

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