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Ai sordi canone pieno e mezzo servizio

Pubblicato in Rassegna Stampa Martedì, 02 Agosto 2016 14:42

IL TEMPO - Ai sordi canone pieno e mezzo servizio

Sulla tv troppi programmi senza interprete della lingua dei segni e sottotitoli Le associazioni denunciano la Rai: "Non rispetta le regole. Ora ci risarcisca"

Non possono ascoltare le parole di Peppa Pig. Riescono solo a intuire che i personaggi di "Vita da giungla: alla riscossa" si prodigano per proteggere la foresta. Guardano quel regno incantato popolato da fate, elfi e insetti, senza tuttavia sentire le parole di Ben e Holly, i protagonisti di quel mondo magico trasmesso in tv. Sono i bambini sordi, un pubblico che sembra essere invisibile agli occhi della Rai, proprio come i loro padri e le loro madri. La tv di stato, secondo le associazioni che si occupano di sordità, non garantisce un adeguato servizio di sottotitolazione. Per i sordi i canali digitali (Rai4, Rai5, Raimovie e RaiPremium) sono inaccessibili. I bambini con un deficit uditivo, non hanno la possibilità di accedere ai cartoni animati in onda su Rai Yoyo e Rai Gulp. Tutto questo influisce sulla socializzazione e sull'integrazione di una comunità, quella sorda, che non chiede compassione ma solo diritti.

Diritti per i quali pagano, esattamente come tutti i cittadini italiani. Ed è per questo che l'associazione "Avvocato del cittadino" sta raccogliendo numerose denunce in vista di un ricorso civile che mira a richiedere alla Rai il risarcimento dei danni patiti dai telespettatori sordi. «Chiederemo 2.000,00 Euro per ogni abbonato» aveva spiegato a Il Tempo il presidente dell'associazione Emanuela Astolfi. «Si tratta di una condotta discriminatoria che rende inaccessibile parte del servizio pubblico agli utenti con disabilità - continua adesso la donna - Rimuovere gli ostacoli, rispettare le diversità, e favorire la piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella società delle persone con disabilità è un preciso dovere dello Stato».

 

L'associazione ha anche mandato una lettera di diffida collettiva. Una missiva alla quale l'Agcom, l'autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ha risposto spiegando che «il contratto di servizio è lo strumento che attualizza gli obblighi dell'operatore pubblico». Peccato però che quel contratto è stato redatto nel 2009 e, nonostante dovesse essere approvato ogni 3 anni, è ancora in vigore, in regime di prorogatio, quello del triennio 2010/2012. La lettera continua spiegando come l'Agcom si sia adoperata confrontandosi con alcune associazioni che si occupano di sordità e che nelle nuove linee guida vi sarebbe uno specifico riferimento all'accessibilità e alla Lis, la Lingua dei Segni Italiana, una lingua che in Italia, a differenza ad esempio della Bolivia, non è ancora stata approvata. Anche il dottor Gabriele Gianfreda, psicologo sordo, consulente e formatore presso l’Istituto Statale per Sordi di Roma darà battaglia. Nel 2013 ha promosso una petizione online che ha raccolto decine e decine di migliaia di sottoscrizioni, ottenendo audizioni in commissioni parlamentari e incontri tra le associazioni. Poi il silenzio è tornato. Eppure si tratta di principi tutelati da numerose norme, convenzioni ONU incluse. Poi c'è l'Ente Nazionale Sordi. Il presidente Giuseppe Petrucci tempo fa aveva anche scritto al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, al ministro dello Sviluppo Federica Guidi, al presidente della Commissione parlamentare di vigilanza sui servizi radiotelevisivi, Roberto Fico, e al presidente Rai Monica Maggioni. «Solo una minima percentuale dei canali RAI offre servizi per l’accessibilità - scriveva Petrucci - la sottotitolazione ove presente, soffre di errori di sincronizzazione, scarsa qualità, contenuti imprecisi, assenza di sottotitolazione live, scarsa presenza di programmi accessibili ad alto valore educativo e culturale, mentre vengono privilegiati programmi di medio livello e intrattenimento popolare». E nella missiva venivano allegate «alcune foto scattate a una TV che trasmette un programma per bambini su RAI Gulp mentre scorrono sottotitoli relativi alla vicenda della morte di Stefano Cucchi». Incredibile ma vero. E così, mentre secondo l'Ens solo una percentuale irrisoria (dal 34% al 40%) dei programmi Rai gode di sottotitoli, lo stato, tramite la sua tv, continua a dimostrarsi il primo sordo.
 

Andrea Ossino

fonte: Il Tempo

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