Stampa questa pagina

Giustizia per i malati di Alzheimer: Regione Lazio condannata a rimborsare alla nostra socia oltre 166.000,00 euro versati per la degenza della madre in RSA

 SENTENZA TRIB ROMA

 

Importante vittoria di Avvocato del Cittadino Associaizone Astolfi. Il procedimento patrocinato dall’avv. Emanuela Astolfi e dal compianto avv. Francesco Felici, promotore dell’azione collettiva.

 

È con grande orgoglio che annunciamo un'importante sentenza emessa dal Tribunale di Roma, che ha condannato la Regione Lazio al rimborso di € 166.185,19 in favore di una nostra assistita, figlia di una signora affetta da Alzheimer e ricoverata in una RSA.

 

Questa vittoria è frutto di una lunga battaglia legale durata oltre quattro anni, condotta con tenacia dall’avv. Emanuela Astolfi insieme al compianto avv. Francesco Felici, storico promotore dell’azione collettiva per il rimborso delle rette delle RSA a favore dei malati di Alzheimer. Questo successo è dedicato a lui, al suo instancabile impegno e alla sua visione giuridica, che ha dato il via a un’azione collettiva ormai diventata simbolo di giustizia sociale.


Una battaglia per la dignità e i diritti:Questa è una delle vittorie che più mi commuove” – dichiara l’avv. Emanuela Astolfi. “Sono felicissima per la nostra assistita che ha condiviso con noi ogni momento di questa lunga battaglia. Abbiamo affrontato insieme un percorso difficile, ma oggi possiamo finalmente festeggiare un risultato straordinario. Non so descrivere la gioia che ho provato aprendo la PEC con cui mi è stata notificata questa sentenza: la nostra assistita è stata costretta a versare alla struttura una somma spropositata per garantire cure adeguate all’anziana madre, appunto affetta da Alzheimer: parliamo di 1.890,00 euro al mese di retta da corrispondere alla struttura di cura, per un totale di oltre 160.000,00 euro in otto anni di degenza

 

I motivi della sentenza: quando la prestazione sanitaria assorbe quella socio-assistenziale, la retta è a carico dello Stato

La decisione del Tribunale si fonda su principi affermati dalla Corte di Cassazione, in particolare dalla sentenza n. 34590/2023 e dall’ordinanza n. 26943/2024. Il giudice ha riconosciuto che, nel caso specifico, le prestazioni socio-assistenziali rese alla paziente erano inscindibilmente integrate con il trattamento sanitario personalizzato.

 

Ecco cosa ha affermato il Tribunale: “L’individuazione di un trattamento terapeutico personalizzato determina il superamento della linea di confine tra prestazioni sanitarie e socio-assistenziali, con la conseguenza che i costi relativi rientrano nei livelli essenziali di assistenza (LEA) e sono pertanto a carico del Servizio Sanitario Nazionale.”

In altre parole, non è il grado di autonomia del paziente a determinare chi debba sostenere i costi, ma la natura sanitaria del trattamento ricevuto. Quando questo avviene in una RSA convenzionata o accreditata, il costo ricade interamente su Stato e Comune — non sulla famiglia del paziente.

La retta non è dovuta: la struttura esercita un pubblico servizio. Il Tribunale ha ribadito che la RSA agisce per conto del Servizio Sanitario Nazionale e del Comune, sulla base di convenzioni pubbliche.

 

Pertanto:

   - Il pagamento della retta da parte della famiglia è nullo, in quanto la prestazione è già a carico del sistema pubblico.

  -  L’accordo privato firmato all’ingresso in struttura non ha valore giuridico, se il ricovero avviene per prestazioni sanitarie integrate nei LEA.

 

Unisciti all'azione collettiva!

 

Hai pagato rette per un familiare malato di Alzheimer ricoverato in RSA?
Potresti avere diritto a un rimborso totale. Contatta l’associazione per una consulenza legale con l'avvocato Emanuela Astolfi in presenza o a distanza: SEGUIAMO I PROCEDIMENTI IN TUTTA ITALIA, AL MOMENTO ABBIAMO AZIONI PENDENTI NELLA REGIONE LAZIO, REGIONE LOMBARDIA E PIEMONTE

Ultimi da Avvocato del Cittadino