Giovedì, 25 Aprile 2024

Tra incuria, menefreghismo e degrado: le RSA di Roma raccontate dai familiari dei malati di Alzheimer

 

 Malati che urlano, che non vengono cambiati da troppe ore. Che nessuno li va a trovare e che rimangono li', appoggiati da una parte, nel disinteresse degli infermieri troppo impegnati a chattare su Watshapp mentre sono di turno. A rendermi questa triste fotografia della situazione in cui versano le RSA capitoline che ospitano i malati di Alzheimer sono le decine, anzi, credo centinaia di persone che ho incontrato negli ultimi tre mesi.

 

Una realtà delirante, che si nutre dell’impotenza dei familiari dei pazienti che non possono, per ovvi motivi (data la gravità e la degenerazione a cui conduce la patologia) tenere i loro cari in casa e si trovano di fronte alla difficile decisione di ricoverarli in strutture che sono troppo spesso fatiscenti. “Brutte, senza nulla di umano” mi dicono. E che soprattutto “non si preoccupano dei malati: gli infermieri ti ascoltano come se fosse un favore”. Ed è per questo che in molti sono anche costretti a pagare delle badanti che  seguano i malati e li aiutino, soprattutto a mangiare - nonostante le profumatissime rette richieste dalle strutture di cura (1.900 euro al mese nella maggior parte dei casi!).

 

 

Dopo il lancio della nostra azione collettiva per il recupero delle somme richieste dalle RSA ( nata a seguito della nostra vittoria al Tribunale di Roma contro la Regione Lazio, condannata a rimborsare una nostra socia) ho iniziato a ricevere quotidianamente figli o mariti di persone malate di Alzheimer pronte a denunciare la vergogna in scena ogni giorno in molte di queste case di cura. Ed a chiedere giudizialmente il rimborso di quanto sono costrette a spendere per queste strutture, considerato che tutti i costi dovrebbero essere a carico dello Stato. La battaglia di Avvocato del Cittadino al fianco di queste famiglie è solo all’inizio: intanto, chi vuol partecipare all’azione collettiva, può cliccare qui 

 

dal blog (Emanuela Astolfi)